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Carla Bruni e l’ipocrisia dei genitori vip

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Carla Bruni Sarkozy mette in guardia la stampa francese: «Giù gli occhi da mia figlia». La première dame si riferisce, senza citarlo direttamente, al settimanle Paris Match, che l’ha messa in copertina mentre bacia sua figlia Giulia, passeggiando in un parco di Parigi. La bambina ha il volto oscurato dai pixel, ma altre immagini incollate su Internet mostrerebbero la bimba. Così l’ex modella scrive: «Le foto sono state realizzate senza la mia autorizzazione e condanno qualsiasi utilizzo delle immagini dei miei figli e qualsiasi informazione che riguardi la loro vita privata».

Il tema è un terreno minato, dove l’ipocrisia dei genitori vip fiorisce alla grande. Qual è il giusto confine tra il diritto di cronaca e la tutela della privacy di un minore?

Credo che sia giusto tutelare tutti i bambini. Ma non in ogni caso. Se si tratta di vittime, coinvolti in casi di cronaca nera, rivelarne nomi e fatti personali che li rendano riconoscibili è certamente una insopportabile violenza che può compromettere la crescita dei piccoli. Ma quando si tratta di bambini figli di vip, dopo tanti anni che li pubblico, mi sono convinto che la legislazione degli Stati Uniti sia la più corretta. Il minore, in presenza di un genitore che è personaggio pubblico, diventa esso stesso di interesse pubblico. I suoi diritti vanno tutelati se la divulgazione di immagini o dati personali possono creargli un danno nella vita, ma se sono mano nella mano sulla spiaggia con mamma e papà, il diritto di cronaca prevale.

Nel caso di Carla Bruni Sarkozy non credo che i paparazzi abbiano recato violenza alla piccola Giulia, né che la pubblicazione del suo visino sia un trauma per lei. Se lo è per la madre, il problema è diverso. La madre dovrebbe essere responsabile per la figlia, quindi se pensa che girare nel parcodove ovviamente tutti i francesi vip di buon senso sanno esserci i paparazzi, la urta, deve cambiare abitudini. Diciamo che è la dura vita dei vip.

Sempre nel caso di Madame Carla, che può dare lezioni di strategia di comunicazione a molti di noi, aggiungo che non mi pare che la signora abbai mai fatto mistero di sé in gravidanza, abbia mai lesinato informazioni sulla sua salute da puerpera o sulla nascita di Giulia (tranne il ridicolo giallo sul nome della piccola che non ha fatto altro che amplificare la notizia della nascita).

Come si regola Vanity Fair in questi casi? Se il personaggio è straniero, inglese o americano, mostriamo serenamente i bambini. Non esageriamo perché le baby star sono anch’esse fastidiose. Se il personaggio è italiano e in più fotografato in Italia, ci atteniamo alla Carta di Treviso, che tutela l’immagine dei minori in casi seri, non per le paparazzate rosa. Ma in Italia regna la stessa ipocrisia che applica Carla Bruni alla sua Giulia. Molti genitori vip si fanno ritrarre, spesso consapevolmente, con i figli, in scene di vita familiare, e poi invocano i pixel per tutelare i loro piccoli. Il risultato è una mamma per mano con un fantasmino a cubetti. Orrore. Noi non ci siamo quasi mai adeguati a questa linea. Se ci propongono materiale con minori chiediamo ai genitori vip l’autorizzazione a pubblicare i loro bambini. Se non ce la concedono, non compriamo le foto. Anche l’immagine di Vanity va tutelata.

Ovvio capita di sbagliare, capita di considerare un lembo di pelle del bambino che s’intravede a stento non una violazione, ma quando abbiamo ricevuto lamentele ci siamo sempre scusati prontamente. Però lasciatemi ringraziare, questa è una buona occasione per farlo, tutti quei genitori, gli ultimi sono stati Ilaria Spada e Kim Rossi Stewart, che ci hanno dato il loro consenso alla pubblicazione di una bella foto di famiglia nel rispetto di tutti, giornalismo rosa compreso.


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